Quello che la Lonely Planet non ti dice sulla Thailandia

Per anni la Lonely Planet è stata, e in parte lo è tuttora, la Bibbia dei miei viaggi. Quella vera, però, non il formato digitale: quello sono capaci tutti a portarselo dietro. 
La vera Lonely Planet è quella che pesa in modo indecente, la sola e vera responsabile di ogni inatteso sforamento di peso dello zaino al controllo del check in. Quella in carta e ossa, con le orecchie nelle pagine, le annotazioni e i numeri di telefono ai margini, i tatoo di sugo e olio come preziosi diamanti qua e là.

La Lonely Planet  la uso tre volte:
1. Prima di partire: per documentarmi sul paese che vado a visitare, conoscere la sua storia, le sue particolarità, i posti migliori da visitare. Che nel mio personale glossario sono di solito i posti un po’ “strani” (sfigati, direbbe qualcuno: “se non ci va nessuno un motivo ci sarà!”), dove il grado di turismo rasenta impunemente lo zero.
2. Durante il viaggio, naturalmente: impensabile partire senza. Non tanto perché senza si corre il rischio di finire a dormire sotto un ponte, o di mangiare al McDonald: i ristorantini e gli attici li si trova meglio col passaparola. Ma perché viaggiare senza la Lonely Planet è come andare in una spiaggia per naturisti in costume: non ti senti a tuo agio.
3. Dopo il viaggio. Quando sei a casa, fa freddo e fuori c’è la nebbia. Quando ti guardi attorno e tutto sembra congelato nell’impasse, immerso nel noioso, nel prevedibile... lei è lì sullo scaffale che ti fa l’occhiolino promettendoti, languida, sogni e avventure a occhi aperti. La Lonely Planet è l’ancora in mezzo all’oceano di noia, il bastone delle sabbie mobili del trito e ritrito.

Ma poiché sappiamo che nessuna Bibbia al mondo dice la verità-tutta la verità-nient’altro che la verità, e che comunque pochi concetti riescono a essere più mistificanti e presuntuosi di quello di "verità", dobbiamo accettare che anche la Lonely Planet qualche carenza dalla sua ce l'ha. Se non altro per limiti di spazio. 
Ed ecco allora a cosa servono questi esseri strani che sono i blogger, che nulla hanno di meglio da fare nelle loro giornate tropicali che aguzzare le orecchie e carpire dettagli qua e là.
Ad aggiungere carne al fuoco. Che, come ogni buon vegetariano sa, è tutto tranne che fondamentale, ma aggiunge sapore alla vita.
Ecco, quindi, alcune curiosità sulla Thailandia buttate in ordine sparso come nelle migliori tradizioni.

Un'insegna che indica un bagno per ladyboy.
# In alcune scuole thai ci sono tre bagni a disposizione degli studenti: maschi, femmine e transessuali.

# Fino al 1932 in Thailandia non esisteva una legge che vietasse la poligamia ed era molto frequente che un uomo avesse, accanto alla moglie principale, alcune mogli minori.

# Moltissima verdura in vendita nei supermercati thai viene da coltura idroponica (non sai cos'è? Leggi qui)

#  Malgrado quello che si possa pensare, i thailandesi sono piuttosto pudici in pubblico e talvolta anche in privato: è consuetudine diffusa fare il bagno al mare vestiti e non scambiarsi effusioni davanti agli altri, è raro anche solo vedere due fidanzatini tenersi per mano in strada.

# Il dolce è uno dei cinque sapori fondamentali della cucina thailandese e lo zucchero regna sovrano, anche laddove non ti aspetteresti. Il fenomeno è talmente diffuso che una delle marche più note di latte di soia locali presenta due versioni della sua prelibatezza: dolce e poco dolce.

# Il problema dell’alcolismo è talmente diffuso in Thailandia che sono state adottate numerose misure per tentare di arginarlo. È vietata la vendita di alcolici non solo durante i cosiddetti “Buddha days”, ma anche prima delle elezioni e tutti i giorni fino alle 17, con una pausa tra le 11 e le 14.

# I combattimenti tra galli sono ancora molto diffusi in Thailandia, soprattutto in alcune zone del nord, dove il gusto della scommessa lascia il posto a significati tradizionali e religiosi.

Il primo rito a cui sono sottoposti i provetti monaci è la rasatura di capelli e sopracciglia.
# Sebbene sia risaputo che l'abito non faccia il monaco, è consuetudine che tutti i maschi thailandesi indossino la veste arancione e trascorrano un periodo di riflessione in monastero. Di solito questa esperienza viene fatta dopo la scuola e prima dell’inizio della vita lavorativa. In passato il tempo previsto era un anno, adesso la norma è tre mesi, corrispondenti alla stagione delle piogge, anche se in molti casi la vita monastica dura una sola settimana.

# Dopo Cambogia e Laos, la Thailandia è il paese al mondo dove si consuma più carne di topo. A finire catturato e arrostito sulla griglia non è il topo di fogna, naturalmente, ma  quello di campagna, dei campi di riso, considerato pulito e meno calorico rispetto alla carne di pollo e di maiale (gli amanti del genere possono trovare qui un video che svela tutti i segreti di questa prelibatezza culinaria).

Riuscire a trovare prodotti per il corpo senza la scritta "whitening" 
è impresa tutt'altro che semplice.
# I thai hanno il culto della pelle bianca. Un tempo la pelle scura era indice di persone di campagna, contadini, gente povera costretta a lavorare sotto il sole; da allora la pelle bianca è simbolo di benessere sociale ed economico. Per mantenerla chiara, i thailandesi evitano di esporsi al sole, girando il più coperti possibile, e usano quantità industriali di cosmetici “sbiancanti”. La moda sbiancante, a quanto sembra, non risparmia nemmeno le parti più nascoste, come potete vedere qui). 

#  La maggior parte dell’acqua imbottigliata in vendita in Thailandia è senza sali minerali. Equivale cioè a bere acqua distillata. Da qui l’uso diffusissimo dei sali minerali da aggiungere alle bottigliette, venduti ovunque.

# Secondo un’inchiesta condotta nel 2013 dal quotidiano The Nation, la Thailandia è al sesto posto  dell’ingloriosa classifica mondiale dei paesi col maggior numero di incidenti stradali. Dei 26.000 morti registrati ogni anno, l’80% circa vede coinvolti motociclisti e loro passeggeri.  

# Sebbene rispetto ad altri paesi la società thailandese mostri una grande tolleranza per ladyboy e tomboy, non si può parlare di vera accettazione per omosessuali e travestiti. Mentre è facile che i transgender trovino lavoro nel mondo dello spettacolo, ma anche nei piccoli esercizi come i 7 Eleven, è molto più raro vedere un ladyboy avvocato o commercialista.

Non solo il povero policeman thai guadagna una miseria, ma se infrange le regole viene anche punito in modi a dir poco umilianti: guarda qui. 
Un poliziotto guadagna all’incirca 7000 bath al mese (qualcosa come 160 euro) e deve persino comprarsi la pistola di ordinanza di tasca sua.  Da qui la pratica comune per le forze dell’ordine di rimpinguare le magre finanze con multe non verbalizzate e tangenti vari, che poi vanno ripartite all’interno della scala piramidale, fino ai vertici.

# Secondo la cultura thai i piedi sono la parte più sporca del corpo umano, mentre la testa è quella più sacra. Da questa credenza discendono diverse tradizioni, come quella di non rivolgere i piedi verso le statue del buddha e di non toccare la testa alle persone, nemmeno se si tratta di bambini.

# Salvo alcune eccezioni, le massaggerie thai prevedono generalmente la possibilità per i clienti di concedersi qualche extra, sebbene la prostituzione sia ufficialmente illegale nel Paese. Questi piccoli sconfinamenti al di là della legge consentono alle donne che vi lavorano, per lo più abbandonate dai mariti e prive di qualsivoglia tutela legale, di arrotondare le proprie entrate.

# La Thailandia ha l’ingrata fama di paese dei talenti nascosti: avete mai saputo di un premio nobel thai, un grande musicista, un pittore che abbia dettato l’andamento estetico mondiale, seppur per breve tempo? Appunto. 

# Le leggi thailandesi sul reato di lesa maestà sono tra le più severe al mondo: chiunque venga giudicato colpevole di criticare o diffamare il Re, la Regina o l’erede al trono rischia fino a 15 anni di carcere per singola diffamazione, quindi con pene cumulabili. L'infamia del crimine è talmente sentita che chiunque puo' denunciare chiunque, persino i genitori i propri stessi figli, come in una moderna caccia alle streghe.

Un insolito Re floreale al Chiang Mai flower festival 2014.
# La Thailandia occupa una delle posizioni più basse nella classifiche internazionali sulla libertà di opinione e di stampa, e quindi di diritti umani, anche in virtù del reato di lesa maestà appena citato.

#  La chirurgia estetica è uno dei pilastri meno conosciuti di un paese che tanta importanza concede alla bellezza. Tra gli interventi più richiesti, la ricostruzione dell’osso nasale, quasi assente nella morfologia thai, l’ingrandimento degli occhi e il rifacimento del seno. La vera specializzazione, però, anche in virtù dei prezzi concorrenziali rispetto agli standard occidentali, è il cambio di sesso.

# Il Paese dei sorrisi e della compassione ha alcuni conflitti perennemente accesi: i conflitti religiosi tra buddisti e mussulmani nelle zone meridionali e quelli al confine con la Cambogia per un diritto di sovranità territoriale. 

# In Thailandia i cognomi sono stati introdotti nel 1917, per decisione di Rama VI che li vedeva come parte dell'opera di modernizzazione del Paese. In compenso ogni thai ha fin dalla nascita un soprannome, sia per l'antica credenza che un nome bello potesse attirare l'invidia di qualche spirito malvagio, sia per motivi di semplicità, dal momento che spesso i nomi thai sono lunghi e complicati.

# Se nei film thai è raro vedere due innamorati  baciarsi (figuriamoci perdersi in evoluzioni fisiche) abbondano nelle tv nazionali i film stranieri dove tali remore pudiche sono tutt’altro che censurate, anche se la predilizione sembra essere per le scene di violenza.

# Il rispetto al Re non è pura formalità e trova quotidiana espressione. Due volte al giorno nei luoghi pubblici di ritrovo, come i mercati, i megafoni trasmettono l’inno  nazionale, “congelando” sul posto chiunque si trovi nei paraggi, mentre durante le note regali trasmesse al cinema prima della proiezione del film ci si alza in piedi (possibilmente senza fare cadere i popcorn a terra).

E tu cosa hai scoperto sulla Thailandia che sulla Lonely Planet non si potrebbe dire, ma qui, tra amici, sussurrandolo tra noi, sì? Scrivilo nei commenti!





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