12 esperienze che ti faranno perdutamente innamorare di Hanoi


Sarà che sono arrivata ad Hanoi dopo due mesi di Thailandia, che è un trionfo di aspetti indimenticabili ma che in quanto a storia è terribilmente carente.
Sarà che ho seguito il consiglio di alloggiare nel Quartiere Vecchio, talmente caratteristico da vincere a scatola chiusa.
Sarà che è in questa città che ha avuto inizio il mio mese di quasi vacanza (perché bisognerà prima o poi sfatare questo mito ignobile del nomade digitale che cazzeggia tutto il tempo, visto che è ESATTAMENTE il contrario).
E sarà che quando una città è bella com’è bella Hanoi viene voglia di sedersi da qualche parte e provare a riassumerla per chi ancora non c’è stato, e anche per chi c’è stato e ormai non se la ricorda più.  
Fatto sta che il soft bed (quanto piace scherzare ai vietnamiti) del treno notturno che da Hanoi mi porterà a Hue, l’antica capitale del Vietnam, mi sembra perfetto per incrociare le gambe, succhiare il cappuccio della penna come facevo da bambina e buttare giù le esperienze che mi hanno fatto innamorare perdutamente di Hanoi.
Quello che segue è il risultato.

Seguire il flusso di traffico nel Quartiere Vecchio

Non provare a resistere al traffico del Quartiere Vecchio, non provarci nemmeno. Quello che devi fare per assaporare al meglio il cuore pulsante di Hanoi è esattamente l’opposto. 
Lasciati trasportare dalla corrente
Questo potrebbe voler dire rinunciare ad attraversare la strada in quel punto preciso, non svoltare nel vicolo dove c’è quel tempio così caldamente consigliato dalla Lonely Planet, non rispettare l’itinerario che avevi faticosamente programmato. Poco male: tanto ti saresti perso comunque! 
Perciò fai un favore a te stesso: ripiega la cartina, seppelliscila in fondo alla tasca e va dove ti porta il traffico. È così che troverai i tesori più belli, assolutamente per caso.
Il QV di Hanoi è come la vita: meno cerchi di prendere il controllo, più gioielli ti regala.
  
Sedersi in un ca phè e guardare il mondo che scorre
Questo è l'incredibile interno del ca phè dove andavo ogni mattina. Ma lo spettacolo vero è quello che c'è fuori: Hanoi.
E farlo possibilmente in mezzo agli hanoiani (ma si dice così?). Questa è una delle cose che ho fatto più spesso e che mi sono goduta di più.
Per prima cosa il caffè vietnamita è spettacolare: nero come la pece, forte e penetrante, con un vago retrogusto caramellato che non si dimentica. E anche qui in Vietnam, come in Italia, il bar è il luogo privilegiato per osservare il paese. Perciò siediti sui loro minuscoli sgabelli, ordina un ca phe den nong e goditi il mondo. Interno, perché osservare i vietnamiti che passano il tempo tra loro fumando e ridendo di gusto è un’esperienza di per sé. Ed esterno, perché non passeranno più di tre secondi senza che la mano scivoli istintivamente alla macchina fotografica per catturare uno sguardo, uno scorcio, un dettaglio. Tra cui il più affascinante è senza alcun dubbio l’irrealistica fiumana di motorini delle 17.

Fare il giro a piedi del lago Hoan Kiem
Uno degli alberi parlanti del lago Hoan Kiem.
Il lago Hoan Kiem si trova ai margini sud del QV ed è uno dei centri nevralgici della città. Sono due i momenti migliori per venirci: la mattina presto, quando si riempie di hanoiani (aridaje) che fanno Tai Chi, o la sera, quando il Ngoc Son Temple si illumina a giorno spandendo generosi riflessi rossi e verdi sull’acqua. 
Concediti il tempo di passeggiare lentamente lungo la banchina, osservando le coppiette che si sussurrano segreti sulle panchine, gli anziani che fanno ginnastica, gli alberi contorti e grandiosi che si inchinano verso il lago fino a incontrarlo in un gioco di onde e intrecci.
Riuscirà a infonderti un tale senso di pace che quasi ti scorderai del baccano infernale del traffico. 
E sappi che ho detto una cosa grossa.

Bere una Bia Hanoi sulla cima del Café Pho Co
In alto a sinistra la scala a chiocciola che conduce alla terrazza del  Café Pho Co.
Per trovare questo spettacolo di baretto bisogna passare dietro il lato nord del lago Hoan Kiem, in Dinh Tien Hoang, gettare lo sguardo verso l’alto e non farsi sfuggire la piccola insegna che campeggia sopra un negozio di magliette tra gli altri. 
Passa attraverso il negozio sorridendo alle commesse, arriva sul retro e concediti qualche secondo per ammirare quello che più che un retrobottega sembra un piccolo museo. Infine ordina una Bia Hanoi (la birra alla spina, dicono, più economica del pianeta) e poi sali la scala a chiocciola fino all’ultimo piano. Il ricambio di clienti è piuttosto veloce per cui non dovrai attendere troppo prima di riuscire ad aggiudicarti un tavolino sul bordo della terrazza.
E ora che ci sei goditi senza fretta la vista del lago e quella del traffico, che visto da quassù sembra quasi innocuo. 
E ho ridetto una cosa grossa.

Chiacchierare con qualcuno del luogo
"Hanoi mi ricorda Napoli!"
Non c’è modo di migliore di entrare in contatto con un luogo che passare un po’ di tempo con chi ci vive e magari c’è pure nato. La mia fonte di informazione è Minh, 23 anni, guida turistica per italiani. Quando lo scopro ritengo di essere di fronte a un evento eccezionale, ma lui mi assicura che sono tante, ad Hanoi, le guide vietnamite per italiani ed è proprio per questo che lui vorrebbe spostarsi più a sud. Ma in Vietnam non è possibile lasciare la propria città se la famiglia non dà il permesso, e non importa che tu sia maggiorenne o no.
Non è l’unica cosa che imparo da Minh. Vengo a sapere anche che se non si ha molti amici è difficile trovare lavoro, e questa è una delle due cose che fa assomigliare Hanoi a Napoli; la seconda, dice, sono i motorini!
Soprattutto, imparo che di politica non si parla, specialmente in pubblico, e che qui, come in altri paesi del sud est asiatico, sono le donne a lavorare, mentre gli uomini giustamente se ne stanno a casa a rilassarsi bevendo vino.

Conoscere la storia del Vietnam e di Ho Chi Minh
L'interno del Museo di Ho Chi Minh.
Non credo di essere la sola ad avere sempre associato il Vietnam alla guerra contro gli americani. La verità è che gli americani sono stati solo l’ennesimo invasore. Prima ci sono stati i cinesi, i portoghesi, i francesi, i giapponesi, poi di nuovo i francesi... Tutti sono venuti arrogandosi il diritto di occupare terre non loro, sfruttando chi ci abitava e dando in cambio sempre meno di quanto offrivano. La storia del Vietnam è una lunga storia di invasioni, sfruttamento e sangue, ma anche di orgoglio, tenacia e rivoluzione
Il modo migliore per conoscerla è intrufolarsi nell’ottimo e dettagliatissimo Museo Nazionale, mentre per sapere qualcosa di più del suo eroe, di colui che fece di un Paese martoriato una Repubblica indipendente, fai un salto al Museo di Ho Chi Minh nella zona sud ovest della città. E se puoi visita anche il Mausoleo, evitando di seguire l’esempio della sottoscritta e tenendo perciò a mente che ottobre e novembre sono i mesi preposti all’ordinaria manutenzione del corpo, imbalsamato, del Presidente.

Osservare il Quartiere Vecchio dal sedile di un cyclo
Cyclo nelle strade di Hanoi..
Il cyclo sta al Vietnam come il tuk tuk sta alla Thailandia. Dopo il bar, farsi trascinare in giro sul comodo sedile di una di queste graziose e caratteristiche biciclette è il modo più divertente per godersi il fascino caotico del cuore di Hanoi. Per farlo, però, dovrai affrontare un’ardua prova: superare il senso di colpa che ti assalirà non appena ti renderai conto che mentre tu te ne stai spaparanzato come un re fuori dal tempo, là dietro c’è qualcuno, magro come un grissino, che pedala faticosamente.
Se riuscirai a mettere a tacere la vocina che ti sussurra all’infinito “Sei proprio un essere umano orrendo”, allora lo spettacolo è assicurato. Farsi scarrozzare lentamente lungo le strette vie del QV è un’esperienza che non ha paragoni. Molto lentamente, per la precisione: perderai il conto dei pedoni che ti supereranno!

Sedersi in uno dei tanti ristoranti sulla strada e ordinare un Pho
I tipici seggiolini dei caffé e ristoranti di Hanoi.
Il Pho è il piatto tipico di Hanoi e gli hanoiani (ormai ho deciso che si chiamano così) lo mangiano sempre: per colazione, pranzo, cena e probabilmente pure per dessert. Se devo essere sincera, questa zuppetta leggera in cui galleggiano in libertà e abbondanza ciuffi di noodles, cipolla, erbe fresche e, a seconda della versione che ordinerai, grumi di manzo (pho bo) o pollo (pho ga) non mi fa esattamente impazzire, ma come non sempre è il film che spinge ad andare al cinema, così non sempre è il cibo il motivo principale per cui si decide di sedersi al tavolo di un ristorante.
In questo caso la ragione è il tavolo stesso, che sembra rubato al giardino di un asilo d’infanzia. Tavolini minuscoli e graziose sedioline e sgabellini perfettamente in tema sono la cornice tenerissima che viene concessa per fare una delle cose più antropologicamente interessanti di Hanoi in assoluto: osservare il mondo che scorre.

Visitare il Bach Ma Temple per uno sguardo fugace alla complessità della religione vietnamita
Tamburo con simbolo taoista dentro il Bach Ma Temple.
La religione in un paese socialista non può che essere qualcosa di intrigantemente complicato ed extra-ordinario. Tra una minoranza cristiana costretta alla semiclandestinità e una setta quanto meno originale nata da una seduta spiritica e con nomi del calibro di Giovanna d’Arco e Victor Hugo tra i propri santi (leggere due cose sul Caodaismo qui su Wikipedia è un dovere più che un'opzione), la “religione ufficiale” del Vietnam è la cosiddetta Terza Religione, un mix di Taosimo, Confucianesimo e Buddismo
Per avere una prima, vaghissima idea di cosa stiamo parlando fai un salto al Bach Ma Temple, nel cuore del QV, le cui origini risalirebbero alla fondazione della città, avvenuta più di 1000 anni or sono.

Assistere a uno spettacolo di marionette sull’acqua
L'entrata del teatro.
Chi l’avrebbe detto che alla soglia dei 40 anni sarei tornata a vedere le marionette? Che peraltro non ho mai sopportato nemmeno da piccola?
Con chiunque parlassi, ovunque leggessi, i commenti erano unanimi: tra le cose più caratteristiche e divertenti da fare ad Hanoi il Water puppets show compariva sempre in cima alla classifica. Così non ho resistito e appena arrivata in città mi sono recata nel teatro vicino al lago e ho comprato un biglietto per quel pomeriggio stesso. Che dire? Uno spettacolo incredibile, che affonda (è proprio il caso di dirlo) le sue radici tra i contadini che lavoravano nei campi di riso sul Delta del Fiume Rosso. L’arte di muovere le marionette a filo e dentro l’acqua, antica di mille anni e i cui segreti un tempo venivano tramandati da padre a figlio (le figlie, si sa, c’avevano da lavorare) richiede almeno 3 anni di pratica e una certa predisposizione a rimanere immersi a lungo senza morire di reumatismi.
Lo show dura circa un’ora e consiste in rappresentazioni di vita agreste e leggende popolari: non solo contadini dediti alle fatiche dei campi e pescatori in cerca della propria preda, ma unicorni, fenici e draghi che sputano fuoco. Il tutto corredato dall’accompagnamento di strumenti tradizionali che suonano dal vivo.
Talvolta le comitive si succhiano in cinque minuti tutti i posti in sala, perciò compra il biglietto la mattina per la sera  e cerca di farti dare un posto in prima fila. Ti bagnerai un po’ ma lo spettacolo è assicurato.

Assistere alla laurea dei giovani vietnamiti al Tempio della Letteratura
Laurea al Tempio della Letteratura.
Il Tempio della Letteratura è la più antica università di Hanoi, fondata (ma guarda un po’) 1000 anni fa secondo i principi del confucianesimo: rispetto per la tradizione, la famiglia e lo stato.
È un luogo piuttosto piacevole in cui passare un paio d’ore, sempre che si sia fortunati da evitare le mandrie di turisti vocianti. 
La cosa più bella è godersi i festeggiamenti dei laureati, vestiti elegantissimi, che si prestano a continui sorrisi e pose fotografiche per la gioia degli stranieri. Che cosa li spinga a farlo per me resta un mistero, se il giorno della mia laurea si fosse avvicinato un vietnamita per farsi un selfie con me onestamente non so cosa avrei pensato. Ma ho smesso da un pezzo di cercare risposte a ciò che è destinato a sfuggirmi e se vuoi sopravvivere in Oriente è bene che impari anche tu a fare lo stesso. Perciò non pensare al perché e concentrati sul cosa, godendoti semplicemente il gruppo di togati con i loro libretti rossi mentre eseguono le curiose coreografie (ma cos’è quello, ti chiederai a un certo punto, il verso del leone??) che un esagitato animatore dotato di microfonino indica loro.

Orientarsi nel Quartiere Vecchio seguendo i mestieri anziché il nome delle vie
Hang Dong: la via del rame.
Come la Lonely Planet meticolosamente riporta, nel XIII secolo 36 categorie di mercanti si stabilirono in quello che secoli dopo sarebbe diventato il Quartiere Vecchio di Hanoi. Ognuna di esse prese possesso di una strada, il cui nome era composto dalla parola hang (mercanzia) seguito dalla tipologia del prodotto venduto. Sebbene le merci non siano più quelle di allora, anche oggi ogni strada è una successione di negozietti che vendono quasi senza eccezione esattamente le stesse cose: solo vestiti, solo dolciumi, solo stoffe. Se da un punto di vista commerciale è una delle strategie più bizzarre che mi sia mai capitato di vedere, diventa una chicca nel momento in cui si decide di abbandonare il nome delle vie e di affidarsi alla merce esposta per orientarsi in quel dedalo intricato. Io, ad esempio, ogni mattina per raggiungere il lago sapevo esattamente dove andare: percorrevo la via del rame, svoltavo in quella dei farmacisti, proseguivo nella strada dei dolciumi e dei caffé.
E lì, naturalmente, prima di proseguire, facevo una pausa per il mio quotidiano ca phe den nong da sorseggiare acciambellata sul mio seggiolino da bambina.




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