Cosa aveva la mia vita di così terribile da farmi prendere una decisione tanto drastica? Nulla.
Avevo un lavoro interessante, un rapporto molto stretto con la mia famiglia,
alcuni preziosissimi amici con cui condividere esperienze, stupidaggini e momenti
bui. Il tempo e il modo di coltivare i miei interessi. Qualche grossa
imperfezione sul piano sentimentale, è vero, ma non si molla tutto per la mancanza
di un rapporto stabile. Di solito, anzi, andarsene è il modo migliore per precluderselo.
Non avevo fatto sgarbi a nessuno, almeno consapevolmente. E non avevo conti in sospeso con la legge (vi pregherei di non considerare il sit-in degli agenti della RAI davanti a casa mia per riscuotere il canone).
3) Ok, diverse esperienze negli ultimi anni mi avevano
convinto che siamo anime di passaggio in questo mondo bizzarro e che questa vita non è che una delle
tante incarnazioni che ci aspettano, una tappa di un entusiasmante tour de
force di evoluzione esistenziale. Ma se
mi fossi sbagliata? Se avesse avuto ragione il credo con cui sono cresciuta
e questa vita fosse in realtà
l’unica a mia disposizione?
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Ciotole per il rito dell'elemosina in un tempio buddista. |
4) Quegli accidenti di capelli bianchi. Due per la
precisione, spuntati dal giorno alla notte come un pennacolo sulla mia testa per
sbattermi in faccia il tempo che passa. E quell’amica, sorpresa da un male
inaspettato. E i miei genitori, per fortuna ancora in ottima forma ma, inutile negarlo, sempre più
settantenni di quando erano sessantenni. E quella fortissima, inesorabile sensazione di
precarietà, che annusavo e vedevo ovunque. Il
tempo fugge, non c’è santo che tenga.
5) La sicurezza – di lavoro, di stipendio, di rapporti, di
vita – mi ha sempre spaventata. Ho sperato per tanto tempo che non fosse così ma è arrivato il momento di ammetterlo: la
sicurezza mi toglie sicurezza. Così come la routine. Uccide la mia
creatività, mi fa accoccolare nella bambagia trasformandomi in bambina piccola bisognosa
di tutto e dimentica di sé. Da sempre è l’insicurezza a tirare fuori la mia
parte migliore. Privatemi dei miei punti di riferimento e mi vedrete sbocciare.
E tu? Non hai mai avuto la sensazione che ci fosse qualcosa che
non andava nella tua vita?
No, non parlo di quelle fossettine orrende che si
formano sulle tue gambe e che l’estate rivela impietosa. E nemmeno di quel milione che ti manca giusto giusto per diventare milionario.
Parlo di qualcosa
di molto più profondo, ma anche più sottile.
Parlo di quella nota stonata che ogni tanto senti in sottofondo. Di quella macchiolina sugli occhiali che si stampa proprio lì in mezzo a quello che stai guardando.
Se hai mai provato questa sensazione sai a cosa mi riferisco.
Non è che pensi che la tua vita sia sbagliata. È solo che senti che potrebbe
essere meglio.
Non cerchi la perfezione, nient'affatto: sai che non esiste. Vuoi solo cercare di allinearti con la parte più vera di te, con tutto quello che questo può comportare.
E no accidenti, non stai scappando da te stesso. Spiegalo bene questo punto, perché è la prima cosa che ti diranno. Non stai scappando: stai inseguendo ciò che desideri essere. C'è una signora differenza.
Ora prova a chiudere gli occhi e a pensare un momento a come potrebbe essere la tua vita. Ho detto: la tua vita, non quella che ci si aspetta da te. Non quella che hai promesso a qualcun altro. Quella per cui pensi di essere nato. Prenditi un po' di tempo per studiarne i dettagli; sentine il sapore, percepisci le sensazioni che ti suscita. Fatto?
Ora riapri gli occhi e guardati attorno. È questo il lavoro che vuoi fare ogni giorno? È questo il viso che vuoi vedere ogni mattina quando apri gli occhi? È questa la vita che vuoi vivere?
Non c'è una risposta giusta e una sbagliata. Siamo esseri unici e ognuno di noi è fatto in modo diverso dagli altri.
Conosco persone che non cambierebbero mai la propria vita perché sono felici di fare ciò che fanno e di essere esattamente dove sono.
Ne conosco altre che NON fanno ciò che li farebbe stare bene e non ne hanno affatto coscienza.
Ne conosco altre ancora che sanno di non stare vivendo la vita che vorrebbero ma relegano questo pensiero in un angolino del proprio cuore e forse si rimproverano persino per essere così infantili e sognatori.
Conosco, infine, persone che hanno deciso che essere sognatori è un pregio, non un difetto, e che essere infantili è un modo meraviglioso per non dare nulla per scontato.
Io ci ho messo una vita, ma finalmente ora so a quale categoria voglio appartenere.